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“E’ indiscutibile che rispetto ai dati dell’indagine del terzo trimestre 2020 le cose siano andate meglio.
D’altro canto, il terzo trimestre andava ad analizzare una situazione che vedeva buona parte del comparto manifatturiero del Paese iniziare a riprendere l’attività dopo la drammatica chiusura per il COVID.
Le cose, lo sappiamo bene tutti, non sono risolte né si può pensare che ci si stia avviando ad una soluzione a breve.
Quindi se recupero c’è - in parte anche sul tendenziale – va bene che ci sia ma va attribuito al riavvio della produzione seppur con tutti i vincoli che ancora la pandemia impone e, sottolinea Bono, temo imporrà.
Nel frattempo il Paese ha attraversato una crisi politica delicata ed ora l’unica cosa che va fatta è quella di portare l’Italia a gettare le basi per risolvere gli annosi e mai risolti vincoli che, ormai da troppi anni, limitano il nostro sviluppo sociale ed economico.
La gestione della pandemia ha concentrato in massima parte l’attenzione della politica e dell’amministrazione sulle modalità per affrontarla, modalità con innumerevoli ripercussioni sulla tenuta dell’Italia sul piano dei conti ma anche su quello ancor più delicato della coesione sociale.
Ciò non esimerà, tuttavia, chi di dovere dall’affrontare i nodi che, senza tema di smentita più e più volte abbiamo sottolineato, bloccano il nostro Paese; nodi che se non risolti rischieranno anche di rendere del tutto inutili gli aiuti dell’Europa.
Infrastrutture, giustizia, formazione, burocrazia, livelli e potestà decisionali, ambiente, mercato e politiche del lavoro – per citarne solo alcuni - dovranno essere le priorità dell’azione di Governo in sinergia con il Parlamento coinvolgendo per le rispettive sfere di competenza le Parti Sociali che, avendo il polso del Paese reale, possono – anzi devono – contribuire fattivamente alla rinascita.
Ci piaccia o no di rinascita dell’Italia si deve parlare non più di rilancio e tutti devono fare la propria parte, non solo alcuni.”