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  • INDAGINE CONGIUNTURALE

    3° trimestre 2011

    I principali indicatori dello stato di salute dell’industria regionale presi in considerazione nell’indagine congiunturale trimestrale della Confindustria Friuli Venezia Giulia, al termine del terzo trimestre 2011 - su un ampio e significativo campione di imprese del proprio sistema associativo (sono quasi 23.000 gli addetti delle imprese che hanno aderito all’indagine fornendo i propri dati consuntivi e previsionali) - sono caratterizzati dalla prevalenza di segni negativi dei loro valori nel confronto congiunturale con il trimestre precedente e dalla totale presenza, invece, di segni positivi nel confronto tendenziale con lo stesso periodo dell’anno scorso.

    I segni negativi del confronto congiunturale non devono preoccupare, perché rappresentano il naturale rallentamento produttivo dovuto alle chiusure estive di luglio ed agosto; e , anzi, tenuto conto di questo fattore stagionale, è da rilevare in positivo che le flessioni degli indicatori non risultano eccessivamente pesanti e che quella delle esportazioni si ferma su valori che sono, anche se di poco, al di sopra dello zero.

    Più significative risultano le indicazioni che si possono ricavare dai dati risultanti dal confronto tendenziale con lo stesso periodo dell’anno precedente che, come si è detto, presentano un quadro complessivamente, ancorché moderatamente, positivo. E’ qui opportuno, però, sottolineare che il confronto tendenziale si mantiene sì positivo, ma con valori assoluti inferiori a quelli rilevati al termine dei trimestri precedenti.

    L’esame complessivo dei risultati di questa ultima indagine, vista inserita in un arco evolutivo temporale dei risultati delle indagini precedenti più ampio, consente di concludere che: i settori produttivi del Friuli Venezia Giulia confermano, anche nel terzo trimestre del 2011, il trend di un debole miglioramento iniziato verso la fine del 2009. Tendenza di miglioramento che, però, si sta sempre più affievolendo, con preoccupante continuità, da un anno a questa parte. Senza decisi interventi che possano comportare una rapida inversione di tendenza è facile prevedere il pericolo di ricadere in una nuova fase di recessione.

    Dall’esame dettagliato dei valori assunti dai principali indicatori congiunturali (che evidenziano le variazioni rispetto al trimestre precedente) emerge che nel terzo trimestre 2011:

    La Produzione torna ad essere negativa passando dal precedente +5% a -3,3%; analogamente tornano ad essere negative (-1,4 %) anche le Vendite Totali a causa del forte calo delle Vendite Italia, che scendono a -7,4% e malgrado che le Vendite Estero, pur contraendosi rispetto al precedente valore di +3,6%, si mantengano positive con un apprezzabile, considerato il periodo estivo in esame, +2,4%.

    L’Occupazione, che già era negativa (-0,5%) nella precedente indagine, presenta una ulteriore leggera flessione portandosi a -0,7%.

    Per quanto riguarda il dettaglio dei principali indicatori tendenziali (che confrontano i risultati del trimestre in esame con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso) si evidenzia che nel terzo trimestre 2011: la Produzione si mantiene leggermente positiva pur segnando un forte calo, passando dal precedente valore di +5,7% a +0,5%.

    Le vendite segnano delle leggere contrazioni, ma si mantengono su buoni valori positivi. In particolare le Vendite Totali scendono da +6,4 al valore di +5,5%, sia per effetto del +2,9% delle Vendite Italia che del +7,4% delle Vendite Estero (nella precedente indagine segnavano rispettivamente +3,0% e +8,3%).

    A riguardo degli altri indicatori esaminati si può rilevare il non del tutto coerente andamento con quanto sopra dei Nuovi Ordini, che risultano fortemente negativi nel dato congiunturale (-4,8%) e positivi, ma questa volta in crescita rispetto alla precedente rilevazione, perché passano dal +2,2% a +2,6%, nel confronto tendenziale.

    Le previsioni degli operatori dell’industria regionale per come andranno le cose nell’ultimo trimestre dell’anno non sono ottimistiche. Infatti, se comunque prevale l’aspettativa di stabilità, che supera in quasi tutti gli indicatori considerati il 70%, le previsioni di diminuzione sono, tranne che per la domanda estera, di molto superiori a quelle di aumento.

    La previsione peggiore è quella riguardante l’Occupazione, per la quale il 18% degli intervistati ne prevede una diminuzione, mentre soltanto poco più del 2% ne prevede l’aumento. Solo verso la Domanda Estera le previsioni sono ottimistiche, infatti quelle di aumento (18,8%) superano di circa due volte quelle di diminuzione (9,3%).

    Allegati

    3°11 (file .pdf - 482Kb)

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