I risultati vengono accompagnati, come di consueto, da alcune riflessioni del dott. Giuseppe Bono, Presidente della Confindustria regionale:
“Il 2015 si era concluso con dei risultati molto buoni per il settore produttivo regionale e si sperava di trovare in questa ultima indagine di fine marzo una conferma che li consolidasse. Purtroppo, la conferma non c’è stata. Le cose stanno sì andando un po’ meglio di un anno fa, ma la crescita, anche a livello nazionale, è troppo debole, incerta e soggetta a frequenti rallentamenti e ricadute perché si possa pensare che con questo trend si possa tornare ai livelli pre-crisi in tempi accettabili. Le riforme strutturali avviate e soprattutto quelle realizzate e messe in cantiere dall’attuale Governo vanno nella direzione giusta per liberare risorse da destinare a fini produttivi, per accelerare i procedimenti amministrativi e per mitigare l’eccessiva imposizione fiscale. Ma da sole neanche le riforme sono sufficienti. Dal 2008 ad oggi, dopo una doppia recessione, il PIL è calato quasi del 10% e si stima che almeno metà di questa riduzione è frutto della distruzione delle capacità produttive del Paese. Priorità assoluta è quindi, bisogna rendersene conto - afferma Bono - quella di favorire il più possibile la ricostruzione del tessuto manifatturiero. E’ questa la strada maestra da percorrere senza incertezze se si vuole dare concrete e strutturali prospettive di crescita all’economia nella sua interezza. La manifattura è il centro nevralgico degli scambi intersettoriali perché acquista più di ogni altro settore produttivo beni e servizi dal resto dell’economia. Per questo, come ci dicono stime autorevoli, la produzione di 1Euro in più di beni manufatti ha un effetto moltiplicatore quasi doppio sull’output dell’intera economia. Solo una politica nazionale, ma anche regionale nell’ambito della propria autonomia e disponibilità, che tenga ben conto di questi presupposti e legiferi conseguentemente e coerentemente – conclude il Presidente Bono – potrà consolidare e accelerare adeguatamente la timida e incerta ripresina attualmente in atto e rilanciare sviluppo e occupazione.
La stessa attuale delicata vicenda della Wartsila, il più grande sito industriale di Trieste, ci impone di individuare e porre in essere, ai diversi livelli di responsabilità, tutte le azioni atte a rendere le nostre imprese ed il nostro territorio strategico e competitivo.
Un patrimonio di conoscenze, di capacità produttive, di ricadute economiche e sociali come quello di Wartsila ci deve impegnare, con determinazione, nella ricerca di soluzioni atte alla sua salvaguardia. ”
Trieste 11 maggio 2016