“Già nelle precedenti indagini avevo sottolineato il rallentamento della crescita dell’economia industriale del Friuli Venezia Giulia.
In questa occasione devo ulteriormente evidenziarlo rimarcando, non solo un rallentamento, ma una pesante flessione.
Va oltretutto tenuto conto che, trattandosi del primo trimestre, gli effetti della pandemia sono sostanzialmente parziali avendo la stessa colpito l’Italia in marzo.
Le motivazioni alla base di questa situazione le ho più volte espresse: il Paese non ha posto in essere le azioni di modernizzazione necessarie ad un’economia competitiva.
L’evento Covid- 19 ha portato con violenta immediatezza agli occhi di tutti le nostre carenze strutturali in molteplici settori.
Se da un lato le Istituzioni, ai vari livelli, hanno cercato di approntare con tempestività e realismo le azioni atte a contrastare il diffondersi del virus e le sue nefaste conseguenze socio economiche,
tutti ci siamo scontrati con le lentezze burocratiche, con le innumerevoli frammentazioni di competenze, con le più volte lamentate carenze infrastrutturali.
In questi tempi si parla molto e, molto più ancora si parlerà, di quanto stiamo vivendo ma confido nella realistica capacità del Paese di focalizzarsi sulle azioni atte, non solo a gestire il contingente, ma a rafforzare il futuro.
Sia ben chiaro che non è una seconda guerra, è una situazione molto difficile ma la dobbiamo trasformare in un opportunità e ne abbiamo tutte le capacità.
Non c’è bisogno di essere attenti analisti economici; è agli occhi di tutti che il nostro Paese avrà davanti momenti molto difficili e solo concretezza e coerenza nelle azioni ci potranno portare ad un lento ma sicuro rilancio.
E’ da anni che sostengo la necessità di valorizzare il manifatturiero e le conseguenze del lockdown, di due mesi, hanno chiaramente evidenziato che l’Italia non può farcela senza manifatturiero.
Si porrà, pertanto, l’esigenza di ripensare lo sviluppo del Paese ponendo l’industria ed il capitale umano al centro del suo rilancio”.