Sollecitati da quesiti posti in queste settimane, ci pare utile tornare su una interpretazione fornita dalla Comunità Europea nel mese di marzo del 1999, relativamente alle regole di origine preferenziale che trovano applicazione nei paesi del Cumulo Europeo.
L’origine preferenziale, come è noto, è condizione pregiudiziale alla emissione dei certificati EUR1 o, nei casi previsti, alla sostituzione del predetto certificato con una dichiarazione di origine su fattura.
Nel caso dell’abbigliamento l’origine preferenziale normalmente consegue ad una confezione completa dei capi a partire dal filato.
Nel caso di filati extra-CE, per tanto, se tessuto e confezione finale vengono realizzati nella Comunità, l’esportatore può far emettere il certificato EUR1.
Una eccezione prevista dagli accordi riguarda la possibilità di utilizzare prodotti non originari in limiti di valore che non devono eccedere l’8% del prezzo franco fabbrica del prodotto finale.
Tale franchigia consente ad esempio di utilizzare determinati accessori (bottoni, cerniere, ecc.), ancorché di origine non comunitaria.
L’eccezione non si applica alle fodere o alle tele da sarto, indipendentemente dal loro valore.
Ancorché interamente realizzato nella CE, un capo di abbigliamento foderato con tessuto non comunitario, finirebbe per perdere la sua origine preferenziale.
Nel concetto di fodera però non va compresa la cosiddetta “fodera tasca”, sia per ciò che riguarda i tessuti in pezza e sia per le tasche finite.
A tal riguardo la Comunità Europea ha chiarito che questi sono infatti tessuti speciali, utilizzabili solo per le tasche, e non possono essere confusi con le fodere principali di un capo.